Il Linux User Group LinuxTrent ha indetto un concorso
giornalistico sul tema: "Scriviamo di software libero - Non hai
veramente capito qualcosa finché non sei in grado di
spiegarlo a tua nonna", finalizzato alla promozione del giornalismo
che parla di tecnologia con occhio critico e competente, riuscendo
a spiegare a tutti i concetti fondamentali alla base del Software
Libero. I dettagli del concorso si possono trovare al seguente
collegamento:
http://www.linuxtrent.it/iniziative/concorso-giornalistico/
Per l'edizione 2008 è risultato vincitore Massimo Masson,
uno dei soci fondatori del BLUG con un articolo pubblicato sulla
testata "La Difesa Del Popolo" (agosto 2008), per conto
della Lega
Consumatori del Veneto, che di seguito si riporta.
Usare il computer è un'attività quotidiana ormai normale. Un computer è composto da una parte “fisica” (hardware) ed una “astratta” (software). Il software, ovvero i “programmi”, sono il fine per cui si usa il computer, in quanto consentono di svolgere molteplici utili funzioni.
Una considerazione banale, ma non scontata, è che l'hardware e il software sono collegati tra loro, ma non in modo esclusivo. Con un certo hardware possono funzionare diversi software, e un medesimo software può funzionare con diversi hardware.
Capita ai giorni nostri un fatto alquanto singolare: accendere ed utilizzare il computer significa, nella stragrande maggioranza dei casi, utilizzare uno stesso (unico) insieme di programmi. Molti programmi, ma sempre gli “stessi”. Un po' come se, avendo acquistato un televisore (hardware) ci fosse sempre e solo un “canale” da vedere, che qualcun altro ha già scelto per noi. Lo ripeto: “che qualcun altro ha già scelto per noi”. E se qualcun altro ha già scelto per noi, la nostra libertà di scelta semplicemente non esiste!
Da sola questa considerazione ancora non basta, bisogna anche sottolineare che quei software che sembra naturale utilizzare, sono basati sulla tecnologia di un unico produttore (sistema operativo, e principali applicativi), pressoché monopolista a livello mondiale, che decide ciò che vuole su come vadano, o non vadano, utilizzati i suoi software, quando e per quanto tempo (perfettamente legittimo e naturale, se e nei limiti in cui sia possibile scegliere di accettare tali condizioni). Questi software sono chiamati chiusi in quanto nulla è dato sapere dei loro meccanismi interni di funzionamento: ci si deve fidare del produttore. Si deve anche rispettare l'insieme di restrizioni che il produttore ha prestabilito, come il non poter usare i programmi oltre i tempi stabiliti, non poterli installare oltre un certo numero di volte, e magari usarli solo per alcuni scopi predefiniti. Non è inoltre mai possibile modificare autonomamente i programmi per adattarli alle proprie esigenze, o per usarli oltre i limiti (anche temporali) prestabiliti.
Questo tipo di software è soggetto a licenze a pagamento, pertanto l'utilizzo senza regolare licenza è (correttamente) illegittimo (e sanzionabile).
Anche se questa è la situazione più diffusa, per fortuna esistono delle alternative, in particolare il software libero.
Il software libero nasce con l'idea che sia sbagliato imporre agli utenti limiti e vincoli.
L'obiettivo è invece garantire dei diritti, al posto di restrizioni e costrizioni, in quanto gli utenti devono avere le libertà di: eseguire i programmi, senza vincoli temporali, di scopo, di installazioni; copiare il software; ridistribuirlo (garantendo anche ai successivi destinatari i diritti ricevuti); studiarlo e migliorarlo (che implica avere a disposizione il codice sorgente, ovvero il programma in forma comprensibile all'uomo).
Le principali licenze libere sono le GPL (GNU Public License. GNU è il nome del progetto che ha inizialmente originato il software libero), le BSD (Berkeley Software Distribution, originate dall'omonima università americana). Le licenze GPL si caratterizzano per il fatto che i lavori derivati devono garantire gli stessi diritti presenti all'origine, mentre quelle della famiglia BSD non pongono vincoli di nessun genere. Esistono anche licenze “Open Source”, che prevedono sia reso disponibile il codice sorgente, arrivando a risultati simili a quelli del software libero, tramite una visione pragmatica piuttosto che filosofica.
Ai giorni nostri è disponibile una elevata quantità di software libero, di ottima qualità, e facilmente utilizzabile. Esistono programmi di grafica, per navigare in internet e leggere la posta elettronica, per il lavoro d'ufficio, per programmare, per giocare e molto, molto altro.
Sempre più diffuso è GNU/Linux, un intero sistema operativo con una ricchissima collezione di programmi, estremamente sicuro, performante ed efficiente e, contrariamente a quanto spesso detto in giro, facile da utilizzare. E' installabile sulla maggior parte dei computer in circolazione, e consente di slegarsi completamente dal software proprietario. Un ulteriore vantaggio del software libero è che non obbliga a cambiare spesso i PC, funzionando bene anche su macchine abbastanza vecchie, con effetti positivi sul portafoglio e sulla salute del pianeta, per i minori rifiuti prodotti!
Va detto che normalmente il software libero non ha costi di licenza (si usa e basta), ma occorre evidenziare bene che libero e gratuito sono due cose completamente diverse! Non basta che un software sia “gratis” per essere libero, in quanto ciò che conta sono i diritti ricevuti (un software chiuso può essere gratuito, ma senza i sorgenti non si può sapere con certezza cosa faccia realmente, magari danni, o trafugazione di informazioni). Il punto focale è quindi sempre individuare la licenza applicata.
Molti programmi, (es: OpenOffice, Firefox, ...) hanno versioni installabili anche su Windows, per avvicinarsi al software libero senza cambiare l'ambiente cui si è abituati.
Per approfondimenti si possono contattare i Linux User Group, che saranno ben lieti di approfondire questi argomenti, e che organizzano una volta l'anno (fine ottobre) una giornata dedicata a far conoscere GNU/Linux al grande pubblico, i LinuxDay.
Massimo Masson